L'oro di bologna non è la pirite, o almeno la sua origine non è questa. Deriva dal bolognese Francesco Raibolini, grande forgiatore di splendidi gioielli, nonchè preparatore di leghe. Dopo aver prodotto spendidi manufatti in oro e argento studiò un nuovo modo di fare vasellame che sembrasse oro senza esserlo. Era in realtà un metodo molto antico usato dai romani. Invece di dorare l'argento si ribatteva l'oro sopra l'argento con un martelletto, in questo modo l'oro si compenetrava nell'argento, non si sfogliava, se si mordeva sembrava oro, insomma non scopriva in argento come nel bagno di oro. La doratura a foglia si fa sullo stucco che si può applicare sopra un corpo non liscio, cioè il legno ma non va sui metalli.
Questo sistema lo riprenderà poi il vermeille francese, ma solo in un primo periodo, poi si userà il bagno d'oro, molto meno costoso sia per la quantità di oro impiegato sia per la manodopera.
Dunque l'oro di bologna era argento dorato difficilmente distinguibile dall'oro vero, naturalmente si applicava al vasellame o grossi oggetti ribattuti. Il Raibolini non voleva truffare, ma altri lo copiarono per rifilare fregature, per cui l'oro di bologna è sinonimo di fregatura e fu applicato anche per la pirite, ma non credo sia vero perchè la pirite ha un colore molto diverso dall'oro, più pallido e inoltre è difficilissima da usare perchè durissima. Allo stato naturale poi è in cristalli a forma di cubi. Non credo che mai nessuno l'abbia scambiato per oro, è più simile all'oro l'ottone lucidato, che pure un occhio abituato distingue benissimo.