La reincarnazione di un assassinato
Il dottor Ian Stevenson è il principale esperto mondiale in fatto di reincarnazione, uno specialista nelle indagini su casi di bambini che sembrano ricordare vite precedenti. Particolarmente impressionanti sono quei casi in cui il bambino nasce con delle voglie apparentemente ereditate dalla sua esistenza passata. Una delle vicende più drammatiche studiate dal dottor Stevenson è quella di Ravi Shankar, nato a Kanauj, nello stato indiano dell'Uttar Pradesh, nel 1951.
Fin dalla prima infanzia, Ravi sostenne di essere in realtà figlio di un uomo di nome Jageshwar, un barbiere che abitava in una regione vicina. Affermava inoltre di essere stato assassinato. L'attuale suo padre non credeva una sola parola di tutto questo e comincio a picchiarlo per fargli smettere di dire assurdità del genere. Le percosse non ebbero l'effetto di sopprimere i ricordi di Ravi, e più gli anni passavano più egli diventava ossessionato dalle reminiscenze della sua esistenza passata. Per di più sviluppò la strana allucinazione che gli assassini che lo uccisero nella sua vita precedente stessero ancora attentando alla sua incolumità . Anche se l'intera storia appariva fantastica, Ravi era nato, in effetti, segnato da una strana riga: un segno ininterrotto, lungo cinque centimetri, sotto il mento che faceva pensare a una ferita da arma da taglio.
Alla fine i ricordi e l’ossessione di Ravi furono fatti risalire a un assassinio che era avvenuto in quella regione sei mesi prima della sua nascita. Il 19 luglio 1951 il giovane figlio di Jageshwar Prasad, un barbiere del posto, era stato assassinato e decapitato da due uomini. Essi, che erano parenti del barbiere, volevano ereditare la sua proprietà . Gli assassini furono arrestati, ma poi vennero rilasciati per un cavillo giuridico.
Quando Jageshwar Prasad venne a conoscenza di quanto Ravi andava sostenendo, decise di far visita alla sua famiglia per controllare di persona le sue affermazioni. Il barbiere conversò a lungo con Ravi, che gradatamente giunse a riconoscerlo come il padre della sua vita precedente. Ravi gli fornì perfino informazioni dettagliate sul suo assassinio, informazioni note soltanto a Jageshwar e alla polizia. E ancor oggi Ravi reca sotto il mento quel curioso segno che è quanto rimane a testimonianza del suo assassinio avvenuto a conclusione della sua vita passata.
La bara errante
Molti scettici sostengono che la coincidenza non è altro che un artificio della conoscenza umana. Secondo questa opinione alcuni episodi di cui siamo coscienti, vengono da noi percepiti e considerati coincidenze. In altre parole, noi ricordiamo ciò che convenzionalmente chiamiamo coincidenza, ma dimentichiamo una miriade di altri particolari che non hanno una connessione evidente.
Che cosa pensare, allora, dell'inquietante bara di Charles Coughlan? Coughlan nacque nella provincia canadese di Prince Edward Island, sulla costa nord orientale. Ma alla fine del diciannovesimo secolo si trovava a Galveston, perla della costa del Texas, in una compagnia di attori girovaghi, con cui recitava per sbarcare il lunario. Era il 1899; Coughlan si ammalò e morì dopo aver contratto una delle febbri tropicali che mietevano vittime, quando non si praticavano ancora le vaccinazioni.
Coughlan fu collocato a eterno riposo - almeno nelle intenzioni - in una bara piombata e sepolto nel cimitero locale. Galveston, allora la città più popolosa e prospera del Texas, sorgeva su un enorme banco di sabbia, in una posizione precaria che la lasciava esposta sia ai tifoni sia alle mareggiate.
L'8 settembre 1900, venti di forza superiore a cento chilometri orari riversarono sulla città un muro d'acqua alto più di sei metri che sommerse tutto fuorché le strutture più elevate. La città fu completamente distrutta. Annegarono circa settemila abitanti e i loro cadaveri furono risucchiati in mare aperto dal riflusso.
Anche i morti furono trascinati via. I cimiteri vennero sventrati dalla furia delle onde e le bare furono strappate dalle tombe e portate via dalla corrente. Per otto anni la salma di Coughlan vagò, nel suo feretro piombato, nelle calde acque della Corrente del Golfo. Alla fine doppiò l'estremità della Scogliera della Florida ed entrò nell'Atlantico, dove le correnti dominanti la trasportarono a nord lungo il Sud e il Nord Carolina e la costa della Nuova Inghilterra.
Nell'ottobre del 1908, un piccolo peschereccio al largo di Prince Edward Island avvistò la malconcia cassa mortuaria galleggiante sui flutti. Qualcuno dell'equipaggio la issò a bordo servendosi di un gancio. Una targhetta di rame col nome del defunto rivelò chi fosse la salma racchiusa in quella bara erosa dall'acqua e dalla salsedine.
La bara era stata tirata in secco a circa un chilometro dalla chiesetta dove un tempo Charles Coughlan era stato battezzato. Le sue spoglie furono poste in un altro feretro e ricevettero una nuova sepoltura, proprio dove il viaggio di Coughlan era cominciato tanti anni prima.
Un mistero musicale
Rosemary Brown, una vedova londinese, possedeva un pianoforte, ma, come pianista, era ancora una principiante. Conosceva solamente un musicista: un ex organista di chiesa che stava cercando di insegnarle a suonare. Il mondo della musica e i londinesi non seppero spiegarsi, quindi, come, nel 1964, essa iniziasse a comporre opere musicali che sembravano scritte da grandi maestri.
In realtà , la Brown dichiarava di essere una veggente, e anche sua madre e sua nonna avevano avuto fama di possedere facoltà paranormali. Essa affermò che Franz Liszt, che le era apparso da bambina in una visione, aveva ora cominciato a portarle della musica di Beethoven, Bach, Chopin e altri compositori. Ciascuno le dettava la propria musica. Certe volte, essa asserì, questi maestri guidavano le sue mani, facendo cadere le dita sui tasti giusti e altre volte si limitavano a suggerirle le note. Tra le opere da lei composte si enumerano gli epiloghi delle sinfonie Decima e Undicesima di Beethoven, da lui lasciate incompiute quando morì, una sonata di quaranta pagine di Schubert e numerosi lavori di Liszt e di altri autori.
Sia musicisti sia psicologi esaminarono il materiale e vagliarono attentamente ogni rigo musicale e ogni parola scritta dalla Brown. Mentre alcuni critici musicali liquidarono le composizioni considerandole copiate, e neanche bene, altri rimasero sbalorditi per la portata delle composizioni. Tutti concordarono sul fatto che ogni pezzo da lei prodotto era indiscutibilmente scritto nello stile del musicista a cui era attribuito. Nessuno trovò prove che la donna mentisse e la maggior parte di chi indagò sul caso si pronunciò a favore della sincerità della Brown. Le composizioni musicali erano molto al di sopra delle sue capacità artistiche.
Liszt, però, non fu di parola con la Brown. Infatti, nella sua prima apparizione le aveva promesso che un giorno l'avrebbe fatta diventare una grande musicista. Malgrado ciò essa rimase una pianista priva di talento. Forse per questo, da quanto racconta la stessa Brown, i compositori che le dettavano musica spesso alzavano le mani al cielo ed esclamavano: Mein Gott!.
Tornò dall’aldilà per riprendersi il cane
Joe Benson, di Wendover, nell'Utah, era il capo spirituale degli indiani Goshute. Era sempre accompagnato da un superbo pastore tedesco che chiamava Sky.
Quando Benson diventò vecchio e semicieco, Sky gli fece da guida e lo difese dai pericoli. Ma la salute di Benson continuò a peggiorare, e un giorno, verso il finire del 1962, egli annunciò a sua moglie Mable che sentiva che, di lì a poco, sarebbe morto. Mable avvertì i parenti e poco dopo essi furono al suo capezzale. Ma, avendo ormai abbandonato le tradizioni indiane, insistettero perché egli venisse portato all'ospedale nella vicina Owyhee, nel Nevada. Ignorarono le sue proteste e il sordo ringhiare di Sky e lo fecero ricoverare.
Benson rimase all'ospedale solo per breve tempo. Quando i medici videro che non c'era più niente da f are, lo rimandarono a casa dove, poco dopo, nel gennaio del 1963, morì.
Dopo le cerimonie funebri parecchi degli intervenuti chiesero di poter avere Sky. La signora Benson, vedendo che il cane sembrava ancora più prostrato di lei dal dolore, sentì che non sarebbe stato giusto cederlo, e così lo tenne con sé.
Dieci giorni dopo, nel guardare dalla finestra, vide che qualcuno stava dirigendosi verso la casa. Allora accese la stufa e preparò del caffè. Quando alzò gli occhi, comparve sull'uscio un uomo che essa riconobbe subito: era il suo defunto marito.
Fedele alle tradizioni del suo popolo, la donna gli disse gentilmente che era morto e che non aveva niente da fare in questo mondo. Joe Benson annuì e si limitò a dire: "Me ne vado subito. Sono tornato a prendere il mio cane".
Fece un fischio e Sky, scodinzolando gioioso arrivò di corsa nella cucina.
"Voglio il mio guinzaglio" disse Benson. Sua moglie lo staccò da un gancio appeso alla parete e glielo porse, badando bene a non toccare il fantasma. Egli allacciò il guinzaglio al collare di Sky e uscì dalla cucina, scese le scale e si avviò per il sentiero che circondava la collina.
Dopo qualche minuto di esitazione, la signora Benson corse dall'altra parte della collina. Di Joe e Sky non c'era neanche l'ombra.
Arvilla Benson Urban, la figlia di Joe e Mable, che abitava alla porta accanto, fu testimone della strana visita e lo confermò in una dichiarazione scritta e giurata in questi termini: "Ho visto mio padre entrare nella casa e non più di pochi minuti dopo l'ho visto andarsene col nostro cane al guinzaglio. Ho visto mia madre andargli dietro e, d'impulso, l'ho seguita. Quando sono arrivata sulla cima della collina, mio padre e il suo cane non c’erano più".
Nei giorni che seguirono i giovani della famiglia cercarono il cane, ma senza risultato. Era come se Sky fosse svanito, col suo amato padrone, in un altro mondo.
Il fantasma vendicativo
Questa strana storia ebbe inizio il 21 febbraio 1977, quando la polizia trovò il cadavere di Teresita Basa. La donna, di quarantotto anni, giaceva sul pavimento di uno degli ultimi piani di un palazzo di Chicago. Era stata pugnalata a morte e parzialmente bruciata.
Come tanti altri immigrati pieni di speranze, la Basa era venuta negli Stati Uniti dalle Filippine in cerca di lavoro e di una vita migliore. Aveva lavorato come terapeuta dell'apparato respiratorio all'Edgewater HospÃtal, e la polizia brancolava nel buio cercando il movente della sua morte. In un primo tempo si sospettò che potesse essere stata uccisa da un amico. Ma la soluzione del caso venne prospettata dal fantasma della Basa.
Il dottor Jose Chua e sua moglie lavoravano nello stesso ospedale, ma non erano stati amici particolarmente intimi della donna. Ma una sera, mentre si trovavano nella loro casa a Skokie, una cittadina nei dintorni di Chicago, la signora Chua entrò, inaspettatamente, in trance. Andò nella camera da letto e si stese. Poi dalla sua bocca uscì una strana voce che parlava in tagalog (la lingua delle Filippine) e disse: "Io sono Teresita Basa". La strana voce accusò dell'assassinio un inserviente dell'ospedale. La signora Chua si svegliò dal sonno ipnotico, ma ne ebbe parecchi altri nei giorni che seguirono, e ogni volta dichiarò, con la voce della donna assassinata, che l'inserviente, un giovane nero di nome Allan Showery, l'aveva derubata dei suoi gioielli e aveva regalato alla sua donna il suo anello con una perla.
Al dottor Chua, scosso da queste affermazioni, non rimase che mettersi in contatto con la polizia. La sua telefonata fu passata a due investigatori veterani, Joseph Stachula e Lee Epplen.
La storia del dottor Chua li lasciò naturalmente scettici, ma essi, privi di altri elementi per risolvere il caso, decisero di procedere con degli accertamenti. Quando s'incontrarono con i Chua vollero sapere per filo e per segno che cosa avesse detto la defunta Teresita Basa. In particolare, vollero sapere se Teresita avesse rivelato di essere stata violentata prima di venir assassinata. Non vi era stato stupro, e i poliziotti avevano posto la domanda per vedere se i coniugi avrebbero seguito la falsa pista. Ma i Chua non abboccarono. I poliziotti rimasero impressionati per tutti i particolari del delitto che i coniugi sembravano conoscere.
"Ancora adesso", scrisse tempo dopo l'agente Stachula, "non sono ben certo di credere al modo in cui queste informazioni sarebbero state ottenute. A ogni modo, tutto era completamente vero."
Lavorando su questi elementi, la polizia perquisì l'appartamento di Showery e trovò i gioielli di Teresita. Trovò anche il suo anello con la perla, che Showery aveva regalato alla sua donna. Schiacciato dalle prove, Showery confessò l'assassinio e in seguito fu condannato. Il caso fu ufficialmente chiuso in agosto, risolto - tutto lascia credere - dal fantasma di Teresita.
Una pallottola lenta ma sicura
Un giorno del 1893, Henry Ziegland, di Honey Grove, nel Texas, lasciò la sua fidanzata. Il fratello della ragazza, pensando di assolvere al suo dovere, sparò a Ziegland. Ma questi fu colpito soltanto di striscio, e la pallottola gli lasciò una piccola ferita sulla faccia prima di conficcarsi nel tronco di un albero alle sue spalle. Il fratello della ragazza, pensando di aver compiuto la sua vendetta, si tolse la vita con la stessa arma.
Vent'anni dopo, nel 1913, Ziegland decise di abbattere quell'albero, che sorgeva sulla sua proprietà . Incapace di farlo manualmente, ricorse alla dinamite. Nell'esplosione, la pallottola, in origine a lui destinata, venne proiettata all'esterno con estrema violenza e lo colpì alla testa, uccidendolo.
Le strane lune di Marte
Fu soltanto nel 1877 che l'astronomo Asaph Hall, mentre scrutava coi suoi strumenti il cielo notturno, vide per la prima volta le due lune orbitanti intorno a Marte, che nessun altro astronomo aveva mai individuato prima di allora.
Ma Jonathan Swift, l'autore dei Viaggi di Gulliver, un libro che anticipava la fantascienza, aveva già scritto di queste lune molto tempo prima, spingendosi al punto di fornire con noncuranza dati sulle loro dimensioni e sulle loro orbite: tutto questo in un romanzo puramente fantastico, scritto nel 1726, centocinquant'anni prima che Asaph Hall facesse "ufficialmente" la sua scoperta.
Swift scrisse: " ... due stelle minori, o satelliti, che ruotano intorno a Marte ... quella interna dista dal centro del pianeta principale esattamente tre volte il suo diametro, e quella esterna cinque; la prima ruota nell'arco di dieci ore, e la seconda impiega ventun ore e mezzo ...".
Come faceva a saperlo Swift? L'aveva forse letto in qualche improbabile testo antico ignoto alla scienza o alla letteratura? Oppure, se tutto era soltanto frutto della sua immaginazione, come mai aveva indovinato? Niente di quanto scrisse lascia intravedere una risposta.
Le lune sono oggi una verità riconosciuta dall'astronomia. Asaph Hall, in omaggio all’antichità , le chiamò Phobos (Paura) e Deimos (Terrore), che erano i nomi antichi dei cavalli di Marte, il dio della guerra, da cui il pianeta rosso aveva ricevuto il nome numerosi secoli fa.
Ma un mistero ancora più grande, suggerito dalla forma e dal comportamento eccentrico delle lune, aspetta tuttora di essere risolto. Alcuni osservatori hanno ipotizzato che esse siano stazioni spaziali. Il mistero potrà essere risolto entro pochi anni, se l'esplorazione dello spazio proseguirà al ritmo attuale.
Il secondo testamento di James Chaffin
James L. Chaffin era un anziano agricoltore della Carolina del Nord che morì nel 1925. I suoi familiari rimasero indubbiamente sorpresi e depressi quando vennero a conoscenza delle clausole delle sue disposizioni testamentarie. Il defunto lasciava la sua intera proprietà al suo terzo figlio Marshall, e diseredava completamente sua moglie e gli altri suoi tre figli. Il testamento era stato scritto e regolarmente autenticato nel 1905.
Quattro anni dopo, però, uno dei suoi figli, James P., cominciò a sognare che suo padre, buonanima, voleva parlargli. L'agricoltore gli compariva accanto al letto, con addosso il suo vecchio cappotto nero e una notte, prima di scomparire, gli disse: "Troverai il mio testamento in una tasca del cappotto".
Benché sconcertato, James P. Chaffin si sentì in dovere di controllare la strana affermazione del fantasma. Si scoprì che il cappotto apparteneva ora a un altro fratello, e così James si mise in viaggio. Giunto nella casa del fratello, lo trovò, e ne strappò le cuciture. Nella fodera interna dell'abito c'era un pezzo di carta con scritto: "Leggere il ventisettesimo capitolo della Genesi nella vecchia Bibbia di mio padre". Chaffin capì di aver per le mani qualcosa di importante, e così si recò nella casa di sua madre accompagnato da parecchi testimoni a cui aveva raccontato con emozione la sua storia. Il volume era così logoro che quando fu preso in mano cadde per terra e si ruppe in tre pezzi. Thomas Blackwelder, uno dei testimoni, raccolse la parte del volume che conteneva il Libro della Genesi e scoprì immediatamente che certe pagine erano state piegate insieme con gli orli in modo da formare una tasca. Quando l'aprì, i testimoni trovarono un testamento manoscritto datato "1919". A quanto pareva, il defunto agricoltore aveva cambiato idea, perché in questo nuovo documento diceva, fra l'altro: "Voglio che, dopo che la mia salma avrà ricevuto una degna sepoltura, il mio piccolo patrimonio sia equamente diviso fra i miei quattro figli, se sono in vita al momento della mia morte, e i miei beni personali e la mia tenuta siano divisi in parti uguali; e se qualcuno dei figli non sarà più in vita, passino in proporzioni uguali ai loro figli. Se la mamma sarà ancora in vita, voi dovrete prendervi cura di lei. Queste sono le mie ultime volontà e questo è il testamento".
A quell'epoca Marshall Chaffin era morto e la sua proprietà era amministrata dalla sua vedova e così James P. Chaffin produsse il testamento in tribunale. Parecchi testimoni dichiararono che il testamento del 1919 era veramente scritto nella calligrafia di James L. Chaffin. La vedova di Marshall non cercò di contestare in sede giudiziaria il nuovo testamento: la piccola proprietà venne equamente ridistribuita.
Ufonauti di diverso tipo
Di solito gli occupanti degli UFO appartengono a due ampie, ma distinte, categorie: esseri extraterrestri virtualmente indistinguibili dagli esseri umani per aspetto e statura, ed entità "umanoidi" dalla tipica pelle grigia, con arti filiformi, di bassa statura, dalle grosse teste fetali con occhi scuri e palpebre pesanti.
Ma può esistere anche una terza categoria. Prendiamo, per esempio, gli strani esseri visti nei pressi di una fattoria di Kelly, nel Kentucky, la notte del 21 agosto 1955, da otto adulti e tre bambini. Questo pauroso episodio iniziò quando il padrone di casa, Billy Ray Taylor, entrò di corsa dicendo di aver visto un disco volante atterrare, in un vicino avvallamento del terreno profondo dodici metri, emanando gas colorati come l'arcobaleno. Le altre persone lo irrisero. Poi il cane cominciò ad abbaiare.
Taylor e Lucky Sutton andarono alla porta di servizio, dove osservarono terrorizzati un personaggio orrendamente indefinibile e luminoso che si avvicinava attraversando i campi. Alto solo poco più di un metro, l'essere argenteo aveva una testa bulbosa con enormi orecchie fosforescenti e lunghe braccia che terminavano con artigli acuminati che arrivavano quasi a toccare terra. Sutton e Taylor imbracciarono i loro fucili e spararono. L'alieno balzò all'indietro, rannicchiandosi su se stesso. Ma, invece di stramazzare al suolo, sgattaiolò via.
Rientrati nel soggiorno, qualche minuto dopo, gli uomini videro una creatura dello stesso tipo e spararono di nuovo. Sembrava proprio che fossero assediati, perché quando Taylor uscì sulla veranda per vedere se l'avesse ferito o ucciso un altro alieno cercò di afferrarlo dal tetto.
Poco prima di mezzanotte le famiglie dei due uomini si pigiarono in due macchine e si precipitarono nella vicina Hopkinsville. La polizia fece un sopralluogo nella fattoria, ma non trovò nulla che potesse suffragare la loro storia. Uno degli inquirenti, però, nel buio, pestò la coda a un gatto, e per poco non scatenò il finimondo. Alla fine, verso le due di notte, la polizia se ne andò.
Le creature tornarono un'altra volta, sostengono i Sutton e i Taylor. Ma, quando sorse il sole, se ne andarono, questa volta per sempre.
"Interrompiamo il programma per una speciale premonizione ..."
Le catastrofi sono a volte precedute da visioni, sogni o incubi, che predicono l'evento. La maggior parte di queste premonizioni giunge durante il sonno, ma l'incredibile visione della signora Lesley Brennan comparve, in Inghilterra, sullo schermo del suo televisore.
La mattina del primo di giugno 1974 il film che stava vedendo fu interrotto da una notizia flash del telegiornale: un'esplosione aveva sventrato il vicino stabilimento di FIÃxborough della Nypro, un'industria chimica che produceva materiali impiegati nella fabbricazione del nylon, e parecchie persone erano rimaste uccise. Quel giorno, verso le dodici, due sue amiche andarono a trovarla, ed essa chiese loro se avessero saputo della disgrazia. Esse risposero di no.
E nessun altro ne aveva avuto notizia, perché in realtà la conflagrazione avvenne solo alle 16.53. I morti furono ventotto, e molti i feriti. Quando alle tre donne giunse la notizia dell'esplosione, in un primo tempo pensarono che gli annunciatori riferissero in modo impreciso l'ora in cui accadde il disastro. Ma un controllo del giornale del giorno dopo chiarì quand'era avvenuta realmente l'esplosione.
La signora Brennan non fu in grado di fornire una spiegazione. Forse si era addormentata e aveva sognato la notizia flash data dalla televisione. Qualsiasi cosa sia successa aveva riferito la storia del fatto alle sue due amiche cinque ore prima che accadesse realmente.